Amari spicchi d’arancia – carta

(3 recensioni dei clienti)

13,00

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Descrizione

Irene, cavia umana. Irene in perenne fuga da un servizio segreto deviato che vorrebbe stravolgere il suo corpo e la sua anima. Storia o tragica realtà?

Il romanzo narra la storia di una donna, scelta in fasce per essere cavia in un esperimento pseudoscientifico che consisteva nel testarla, lungo gli anni, sottoponendola a violenze , frustrazioni e usurpazioni da parte di un gruppo di persone che lei, nel corso della vita, impara a distinguere. Da qui il romanzo si sviluppa sulla crescita e sulla presa di coscienza della protagonista, che di volta in volta , cerca di comporre l’ orrenda verità e naturalmente reagisce e vive parallelamente ai suoi aguzzini, della cui esistenza e operato, chiunque altro è all’oscuro. Contestualmente ai fatti , scorre la sua vita , la sua storia d’amore, di crescita personale, di ribellione e infine il riscatto dal sistema degenere di cui è stata vittima. Nel procedere lungo gli eventi, affiancata da persone con cui a mano mano crea forti trame di empatia e confidenza, riesce a scardinare questo gruppo di servizi deviati, responsabili appunto dei tanti soprusi perpetrati a lei e alle persone che le ruotano intorno e raccogliendo le prove necessarie a smascherarli. Nel contempo, diventata madre, si impegna a proteggere a caro prezzo la vita del figlio, dal quale dovrà anche staccarsi, proprio per garantirgli un futuro libero dai suoi persecutori. Il libro si snoda attraverso il coinvolgimento emotivo di tutti i personaggi che prendono parte alla storia, diventando parte del destino della figura centrale, in un contesto storico che dagli ’20, arriva fino agli ultimi decenni del secolo scorso.

Informazioni aggiuntive

Autore

Federica Piera Amadori

Pagine

176

Formato

15×21 – rilegato

3 recensioni per Amari spicchi d’arancia – carta

  1. Edith

    Storia intrigante, drammatica e cruda. In tutte le pagine traspare un assordante senso d’inquietudine e di angoscia, accompagnato dalla rabbia che una storia del genere provoca nell’animo di chi legge e di chi si dispera e spera insieme a Irene.
    L’ho letto in un giorno e mi è piaciuto molto, sebbene non fossi consapevole, al momento dell’acquisto, della storia a cui sarei andata in contro. L’ho scoperto così, come si scopre un libro per caso, in un posto remoto della casa, ma che ti lascia una bella sensazione di scoperta.

  2. Lidia Borghi

    Irene, la protagonista del libro di Federica Amadori Amari spicchi d’arancia, è una cavia. Fin dalla nascita. Le disgrazie che le capitano non si contano, l’efferatezza con la quale le vengono strappati via pezzi di vita e affetti, le fughe, i ritorni, i camuffamenti, si dipanano lungo il romanzo mozzando il fiato in un crescendo di violenza psicologica e fisica senza fine.
    Ad averla resa schiava sono gli esponenti di un ramo deviato dei servizi segreti italiani. Loro detengono il potere, loro dettano le regole, loro colpiscono, loro uccidono, loro fanno il vuoto intorno alle vittime, loro le sottopongono a dei test per verificare gli effetti dell’assunzione di droghe sul corpo umano. Loro controllano, violentano, ammazzano, rapiscono, spariscono. Poi ritornano.
    La vita di Irene è un incubo. È sempre in fuga. La tregua più duratura dopo tutto quel terrore si verifica durante la Seconda Guerra Mondiale, sei anni di stenti e di paura subito dopo i quali loro ritornano a colpire. Il messaggio che la donna non deve mai dimenticare è: “Se pensavi di esserti liberata di noi, scordatelo. Ti inseguiremo fino in capo al mondo, se necessario. Potrai cambiar nome, nasconderti, travestirti, noi ti troveremo e il dolore che ti infliggeremo sarà ancor più forte, ma non estremo. Ti terremo sempre attaccata a un filo.”
    Nonostante la tragedia che vive, Irene ha la fortuna di innamorarsi, di mettere al mondo un figlio e di instaurare delle relazioni durature con persone che le credono, malgrado l’apparente assurdità della sopraffazione alla quale è sottoposta. Una di queste è il dottor Canepa, il suo mentore, l’uomo che le crede al punto tale che la aiuterà a dipanare la matassa di una vita di persecuzioni che ne hanno minato la forza fisica, ma non quella interiore.
    Amari spicchi d’arancia narra una storia atroce. Con uno sviluppo spaziotemporale che va dagli anni ‘20 agli anni ‘90 del Novecento, è forte di una capacità affabulatoria che lo rende intenso oltre che plausibile, come plausibile è la storia che l’autrice ha raccolto dalla viva voce della donna che, una sera di tanti anni fa, le si è avvicinata per dirle di essere stata davvero una cavia. Da questa testimonianza ha preso il via la costruzione del romanzo, un canovaccio sul quale l’autrice ha ricamato le vicende di Irene con il rosso del sangue, il nero della violenza e l’azzurro del cielo terso durante una di quelle giornate tiepide di gennaio che sembrano annunciare la primavera ancora lontana.

  3. Davds93

    C’è una profonda inquietudine che guida le pagine di questo libro, un senso di angoscia e disperazione che assale spesso la protagonista e, insieme a lei, il lettore. Questo perché L’Amadori ha uno stile definito, forte e sa come trasmettere le emozioni, raccontando una storia forte, pesante e complicata. Irene è una cavia, a sua insaputa per metà della vita, cosciente per l’altra metà. Un destino beffardo l’ha condannata a subire esperimenti sociali deviati, tutto per permettere ai suoi aguzzini di studiare le reazioni di un individuo in seguito a fatti tragici e segnanti.
    Non è un libro per tutti, sia per le tematiche che per lo stile. L’animo della protagonista è scavato
    a fondo e i personaggi che le ruotano intorno hanno una voce, ma è flebile, come un coro che ruota intorno alla scena, incentrata sulla disperazione sempre più nera della sfortunata.
    L’ho apprezzato, non solo perché è un esordio notevole ma per il messaggio che io ci ho letto. La forza di resistere, il senso di giustizia che , a volte, è più forte della voglia di arrendersi.
    Ci vuole molto coraggio anche per sopravvivere e trovare la forza, spesso, è complicato. La protagonista ci insegna che anche in un pozzo profondo e oscuro, scavando e con molteplici ferite e lacerazioni, si può trovare l’acqua.
    Tutto questo in 168 pagine, io ci farei un pensierino.

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