Croce e delizia – Alle cinque del mattino vol. II – carta

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Descrizione

Dopo intense giornate di pioggia e l’esondazione del Bisagno, Genova si risveglia sotto un sole splendente. Eppure a volte la luce è ingannevole: nasconde cose atroci.

di Rita Angelelli e Antonio Lucarini

Alessandro Incandela, vice questore di Genova, si trova di fronte a un’altra vittima di violenza. Una giovane donna è stata martoriata e sembra non avere né un nome né un passato. Tutta la squadra omicidi è impegnata nelle indagini, ma l’assassino sembra non aver lasciato tracce. Intanto il giornalista Fausto Cinaglia si diverte a mettere in piazza il marcio che si nasconde negli uffici della questura e tra le alte cariche istituzionali. Il sole splende su Genova, ma è dalla notte che nascono le ombre. Il romanzo è il secondo episodio della serie “Alle cinque del mattino”, otto storie al fulmicotone.

Informazioni aggiuntive

Autore

Rita Angelelli – Antonio Lucarini

Pagine

152

Formato

15×21, rilegato

1 recensione per Croce e delizia – Alle cinque del mattino vol. II – carta

  1. vito ditaranto

    “…quell’amor ch’è palpito – dell’universo intero – misterioso, altero – croce e delizia al cor”
    Violetta e Alfredo nella Traviata di Verdi.

    La pioggia ha smesso di cadere.
    Sono:
    “Le cinque e due minuti.”
    Le luci della città, si stendevano a perdita d’occhio nella luce del mattino, un’immagine di bellezza che toglieva il respiro. I lunghi filari di monumenti scintillanti attraversavano le viuzze strette, e coprivano i pendii e le distanti colline. I maestosi palazzi, diritti, stormivano e bisbigliavano nel vento, producendo un concerto sommesso di triste musica dolente.
    È una visione che ti colpisce.
    Mi batto la mano sul petto, per mostrarvi esattamente dove mi colpiva quello spettacolo. Sono forse uno stupido.
    La Madre Terra si ricorda sempre, in tutti i giorni che ne sei lontano. Chiudi gli occhi, ed ecco, la vedi nella mente, esattamente com’è nel tuo ricordo. E poi ti accorgi così, d’un tratto, di avere avuto solo una piccola parte fino a quel momento, e capisci che la Madre Terra è troppo grande e meravigliosa per poter essere racchiusa tutta nella tua mente.
    Si, la Madre Terra conosce il nome di quella donna ritrovata martoriata e di cui nessuno conosce nome e passato.
    “La scena che si presentò loro era raccapricciante: una giovane donna, nuda, era seduta con la schiena appoggiata al muro, la testa riversa da un lato. Aveva i seni mutilati dei capezzoli. Sui palmi delle mani, posate sulle cosce, due lembi di carne. Sangue ovunque.”

    Mi accendo una sigaretta, la spengo:
    “Il fumo fa male, così dicono”.
    Un’altra donna ammazzata, e il sole non sembrava aver riportato il sorriso a quella Genova già martoriata.
    Rimango immobile, come paralizzato, e leggo, mentre il suono delle parole si allontana, e dopo non ci fu più alcun rumore, ma io continuo a restare fermo, ipnotizzato, quasi, da ciò che era accaduto a Letizia, l’immagine di quel cadavere nei suoi occhi, e non so che cosa è accaduto, mi domando attonito che cosa fosse accaduto; sicuramente se lo chiede anche Letizia.
    Il titolo “Croce e delizia”, mi riporta alla mente un libro di De Crescenzo che ho letto anni fa, un romanzo differente da quello che scorre ora tra le mie mani.
    Avevo già letto “Pioggia”, il primo episodio degli stessi autori e con piacere ho letto anche questo nuovo capitolo, di nuovo alle prese con Alessandro Incadela e di nuovo difronte a un efferato omicidio.
    Di nuovo difronte a “Domande senza risposte”.
    Di nuovo davanti alla stessa melodia:

    “It’s five o’clock
    and I walk througth the empty streets
    Thoughts fill my head
    but then still
    No one speaks to me
    My mind takes me back
    to the years that have passed me by”.

    Il romanzo ricalca le ombre, le litanie, lo stile del primo capitolo. I periodi sono brevi e di scorrevolissima lettura. Il linguaggio è lineare, pulito, efficace. Il ritmo incalzante e magnetico. In questo secondo capitolo, Alessandro Incandela appare più umano e meno ovattato, con paure e incertezze che trasudano dalle sue parole. Un testo fatto di luci e ombre.
    Dentro le pagine vivono luci e ombre. Fanno parte di ciò che sono i protagonisti, di ciò che non vogliano essere e di quello che potrebbero essere. Rappresentano le paure del lettore. Rappresentano quello che siamo. Rappresentano la lotta tra quello che riconosciamo, che evitiamo, che ammettiamo e che ignoriamo o non vogliamo vedere. E in questo piccolo, ma impegnativo, equilibrio cerchiamo di trascorrere le nostre giornate senza che nessuna delle parti domini la nostra vita. Non c’è presa di consapevolezza senza dolore. Le persone sono in grado di fare qualsiasi cosa, per quanto assurda, pur di evitare di affrontare la propria anima.
    Nessuno si illumina fantasticando su figure lucenti, ma prendendo coscienza della propria oscurità.
    Ad Alessandro Incandela, vice questore di Genova, si contrappone il giornalista Fausto Cinaglia il quale si diverte a mettere in piazza il marcio che si nasconde negli uffici della questura e tra le alte cariche istituzionali, frammentando la tensione che nasce nei protagonisti.
    “Pericolosi incroci”, che con la dicitura “Altamente sospetto”, metteranno in serie difficoltà il vicequestore Alessandro Incandela. La vita diviene un labirinto con migliaia e migliaia di bivi, uno dietro l’altro, e per ogni bivio ci sono almeno due vite possibili in attesa. E a questo bivio ad attender l’ignaro vicequestore vi è sempre il famelico giornalista Fausto Cinaglia:

    “…Ieri mattina una giovane prostituta è stata trovata morta e mutilata in modo orribile dei genitali in un vicolo di Genova. Un vicolo lungo e stretto a ridosso di un albergo. E Incandela cosa fa? Brancola nel buio e fa a pugni di fronte alla folla, radunatasi nel piazzale dell’hotel, con il patologo legale Marino Carnabuci. Genova è una città meravigliosa, dai mille colori e odori. Peccato che all’azzurro del mare si sia aggiunto il rosso del sangue e l’odore che ristagna sia quello della morte…”

    La trama non manca di sorprendere con colpi di scena improvvisi e spiazzanti. Il testo risulta ricco di personaggi ma che al tempo stesso non risultano per niente fuori luogo, ma che al contrario conferiscono elasticità a tutto il racconto. Come nel primo capitolo il mistero si infittisce assumendo sembianze sempre più oscure.
    Gli autori continuano a sorprendere e stupire. Un libro ben scritto, l’attenzione del lettore è sempre tenuta viva. L’azione si mescola alla suspense o a momenti di riflessione dei personaggi, tutti piuttosto ben delineati.
    Un giallo che risponde ai canoni classici del genere.
    Una trama ben strutturata, una lettura veloce e spigliata, un’indagine immersa in panorami mozzafiato ottimamente descritti, ricoperti da quella patina nebbiosa che dona alla narrazione un fascino del tutto particolare. Un grande celebrazione dei luoghi, delle memorie e dei miti attorno a Genova a suon di noir: ecco la giusta descrizione per questo libro.
    È un thriller psicologico molto interessante. Ci si immedesima nelle preoccupazioni e nelle riflessioni dei protagonisti. Mentre l’atmosfera lenta, sospesa e opprimente dell’afosa giornata di sole fa da sfondo alla storia e ogni cosa si tinge del colore del sangue e l’apparente tranquillità inizia a svelare i suoi misteri.
    Confesso di averlo letto in poche ore, perché la storia da subito mi ha coinvolto e ho trovato “Croce e delizia” un giallo sopra le righe, perfetto per me che sono un’amante del genere e non mi accontento facilmente.
    Un finale non ben delineato che lascia ampio spazio al prossimo episodio. Non è un libro fatto solo per piacere al lettore, ma per farlo immergere nell’oscurità.
    Ho camminato lentamente, mentre leggevo il testo, contando i passi, i respiri e gli scricchiolii lungo il corridoio buio di un hotel decadente, con meno terrore ma sempre col fiato sospeso di quando ero rinchiuso all’Overlook hotel in SHINING. E l’aria gelida e solida mi ha inquietato, come ai tempi in cui il piccolo Cole era inghiottito dalle macabre visioni de IL SESTO SENSO.
    Ma ora vi aspetto tra le pagine di “Croce e delizia” mentre osservo dalla finestra, con il mio binocolo uno strano uomo sull’altro lato della strada che frettolosamente infila qualcosa nella sua auto:

    “…tutta l’attrezzatura … e, soddisfatto, poté lasciare libera l’anima che si era preso con la forza.
    La luna brillava fiera in un cielo punteggiato di stelle…”

    Che la luna v’illumini il cammino, sempre.

    Ora “Sorridi”. E quando avrai un momento di smarrimento o indecisione, fermati, aspetta e senti il tuo cuore.
    …a mia figlia Miriam con infinito amore…Vito Ditaranto.

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