Descrizione
Chi è Thomas, l’uomo nero? Chi sono le sue vittime? In una Napoli stralunata e multietnica, il sangue si mischia alla conserva di pomodoro, e i cattivi lasciano il posto a esseri ancora più malvagi di loro.
Il centro nevralgico degli eventi è un vicolo dei bassifondi napoletani, nel quale si incrociano le storie dei vari personaggi. La scena iniziale vede tre donne, Marisa, Amelia e Marilù, intente a preparare la conserva di pomodoro. In casa c’è anche Genny, figlio di Marisa e segretamente innamorato di Marilù, orfana di madre e adolescente come lui. Nico è l’unico amico del ragazzo e i due passano molto tempo a spiare Valeria detta Vale, una studentessa del palazzo di fronte abituata a prostituirsi alla presenza del suo fidanzato Achille, nascosto sotto il letto. Nello stesso edificio abita anche il nero Thomas, un serial killer con la mania di cavare gli occhi alle sue vittime. Una sera Valeria viene adescata dal marito di Amelia, ignaro di aver appena incontrato una vicina di casa, e da un suo collega. Le loro tresche amorose, tuttavia, li porteranno a incrociare la strada di Thomas, che trarrà con astuzia tutto il vantaggio possibile dall’ingenuità delle parti coinvolte.
Gli eventi al centro dei quali egli si trova spingeranno Achille a una fuga disperata e a lottare per la sua vita in un luogo malfamato da sempre teatro di assoluta ferocia.
La polizia, capitanata dal commissario Serpico, arriva persino a fare una retata nella medesima zona, ma non riesce a prendere il capo dell’organizzazione che vi si nasconde. A questi Thomas vende i filmati delle sue violenze per mantenere la sua anziana balia e anche la famiglia di Marisa. La psicopatia dello spietato criminale nasce dall’essere stato abbandonato da piccolo. Thomas è stato adottato da una famiglia ricca che non aveva alcun interesse per lui. Cava gli occhi alle donne che uccide per trovare quelli adatti da innestare sul corpo della sua prima vittima, che lui chiama Daisy. La scelta degli occhi per Daisy si rivela il fattore scatenante di un’irreversibile spaccatura nella famiglia di Genny che, sconvolto ma deciso a difendere la sua causa, si vede costretto a fare il possibile per ostacolare il cammino di Thomas verso la realizzazione di un folle sogno.
Questi, però, ha dalla sua la complicità dell’anziana balia Agnese, insieme alla quale non esita a uccidere chi minaccia anche solo velatamente i suoi progetti.
Genny dovrà affrontare una dopo l’altra terribili verità che riguardano la sua famiglia, nonché il luogo dove ha sempre vissuto, venendo risucchiato in un vortice di eventi sempre più sinistri e difficili da gestire, fino a quando non si troverà di fronte al suo destino: salvare la persona che ama pagando un prezzo altissimo per riuscire a fermare le oscure trame di violenza perpetrate dal suo nemico.
vito ditaranto –
“Pulp napoletano”, di Vincenzo Carriero, Le Mezzelane casa editrice. Recensione a cura di vito ditaranto.
Come l’uomo che cammina per una strada solitaria,
avvolto nel terrore e nella paura,
e dopo essersi guardato alle spalle,
continua a camminare, senza voltarsi più,
perché sa che un demonio spaventoso
lo segue da vicino.
Samuel Taylor Coleridge,
-La ballata del vecchio marinaio.-
Ho immaginato questo libro come un sogno lontano immerso nel passato. Ho ricordato gli odori e sapori di un tempo che ora non è più.
Un quadretto in chiaroscuro, tra luci e ombre, che risuonano solo dalle nostre parti, facce tirate, spossate dal lavoro e dal caldo, sguardi che traspirano sentimenti ed emozioni vere, ritagliate durante la preparazione delle bottiglie di salsa di pomodoro, una tradizione che ormai quasi scomparsa, tanta nostalgia per quei momenti antichi, per il forte odore di basilico che impregnava le vesti, o il prendisole fiorato come quello che fascia la Signore Marisa, Amelia e Marilù.
Il momento era magico, anche per me, un ragazzino dagli occhiali impannati dai fumi che evaporano dalle pignate come una rappresentazione, qualcosa di sacro, a cui assisto assopito in silenzio. La foto come l’estate, non muore mai e resta li impigliata nel cuore, un ricordo, che parla da solo, che durerà per sempre. La mano, leggera, lentamente arrimina il pomodoro sul retino, il succo fino sarà imbottigliato e poi bollito. La calura torrida dello scirocco si mischia al fuoco delle pignate, l’aria di odori forti, che stordiscono piacevolmente i sensi. Con la camicia sbottonata. Aperta a catturare lievi refoli di frescura, con la cannata versa il succo del pomodoro, rosso e forte come la lava del Vesuvio. Rosso è il colore che predomina tutta la narrazione. Il rosso cattura immediatamente l’attenzione, se c’è un elemento in rosso, lì cade l’occhio. Il rosso è il colore dell’energia. E’associato al movimento, alla velocità e alla potenza. Significa desiderio, passione, eccitazione e ardore. Rosso come un rubino immerso nel sangue, rosso come il ferro incandescente pronto per essere forgiato, rosso come un tizzone ardente di odio e rabbia.
Una foto, una immagine, un brandello che non esiste più.
Si può dormire in un sogno, e sognare in un sogno?
Reale, irreale, vecchio, nuovo.
Possibile che alcuni sogni siano così profondi, così ben intessuti da diventare reali per chi sogna? È questo il fato dei sognatori? Nelle loro trance vivono veramente un numero innumerevole di vite?
Il libro dionisiaco dei giorni: come trovare la ricorrenza per ogni festa.
Un sogno che diviene reale negli intrecci di Vincenzo Carriero.
L’immagine apparentemente idilliaca è interrotta da Thomas.
Thomas è stato adottato da una famiglia ricca che non aveva alcun interesse per lui. Thomas, cava gli occhi alle donne.
Vita e morte in un intreccio tra idillio, malavita, alchimia che riscopre le vecchie storie sul principe Raimondo di Sangro.
Un percorso sull’idea di viaggio letterario come scoperta di luoghi fisici attraverso la città, ma anche come esplorazione di mondi interiori, alla ricerca di sé, un viaggio anche nel tempo e nello spazio indefinite sino alla mente del serial killer.
Un thriller differente, che attraverso il sarcasmo e l’ironia dell’autore ci porta in luoghi che sembrano lontani da ogni immaginazione.
Un ritratto implosivo della società che fa impallidire anche il lettore più disinibito.
In generale, i personaggi di questa intricata vicenda non sono mai esattamente ciò che sembrano.
C’è un senso di purezza in fondo a questa bestialità. Invisibile, impercettibile nel caos di una storia che procede in un eccedere di voci fuori campo, narratori onniscienti e flussi di coscienza.
Eppure, nonostante la trama sia apparentemente ingarbugliata, segue una sua logica nella narrazione dell’autore ed è proprio nella narrazione che risiede il punto di forza del racconto e ad esso si mescola la perfetta messa in scena di un autore d’eccellenza, che manipola le emozioni del lettore a proprio piacere.
La lettura è insomma un cocktail di elementi dove il mistery si lega alla follia (demenziale, latente o naturale), in un turbinio veloce di immagini e sequenze. Il testo è destabilizzante al punto giusto, capace di continuare a pizzicare anche dopo la lettura, perfetto e intermittente, mancante e avvolgente, allucinato e fatuo.
Amore e Morte.
Vita o Dannazione.
Scelte da compiere, nemici che diventano amici e quasi protettori nascosti delle nostre pacifiche vite. Un mix di arsenico e ambrosia. Un odore di terra bagnata di pioggia, di libertà. Un libro che diviene una musica dai toni altissimi, dolente, come un lamento, o un grido. E’ l’ultimo e meraviglioso canto di chi ha scelto cosa essere. Il giglio che appassisce, sotto il candore pesante della neve e rinasce rosa carnivora.
Buona lettura!
Ora “Sorridi”. E quando avrai un momento di smarrimento o indecisione, fermati, aspetta e senti il tuo cuore.
…a mia figlia Miriam con infinito amore…vito ditaranto.
Dora –
Uno scorcio della Napoli quotidiana, dove alcune comari imbottigliano i pomodori per farne delle conserve, le occhiate di due giovani che provano attrazione e donne belle dedite alla bella “vita”. Non la regola, per la bella città partenopea, ma forse un’istantanea di vita normale che Vincenzo Carriero, autore presso Le Mezzelane, ci mostra nel suo romanzo “Pulp Napoletano”.
Ma ogni medaglia ha un rivolto e scopriamo presto come l’altra faccia sia insanguinata e cruente, dedita all’omicidio per puro piacere, che spesso viene filmato per lucrarci sopra.
Tutto ha inizio con un tradimento e un abbandono, e da lì si diramano, come fili di una ragnatela intessuta dal fato, le storie dei personaggi che sorprenderà fino alla fine. Come Marisa che cresce da sola il figlio Gennarino, vedova quasi affranta ma che il lettore deve tenere d’occhio; c’è poi Amelia, amica di pettegolezzi e di imbottigliamento, che si vedrà coinvolta in qualcosa che forse non comprenderà appieno, e la bionda Marilù, tanto bella quanto sognatrice e suo malgrado, sfortunata, che il lettore seguirà con gli occhi eccitati del giovane Gennarino.
Personaggi apparentemente normali, affiancati da altri alla ricerca della verità, come il commissario Serpico e il suo sottoposto Iang, che spesso s’imbattono in individui dall’indole scura come la pelle di Thomas, orfano che cresce all’ombra della balia Agnese e che nulla ha da invidiare alla fama del famoso Uomo Nero che da bambini ci ha terrorizzati un po’ tutti.
È questo un romanzo fresco e scorrevole che ci fa conoscere personaggi normali, forse i nostri stessi vicini di casa, ma non lasciatevi tentare dalle conclusioni affrettate. È davvero tutto come sembra? I cattivi sono sempre quelli oltre il confine del bene o siamo soli tutti attori di una trama che spesso ci impone maschere di convenienza?
E se sei un lettore che ama il noir e segue gli indizi, pensi di aver letto tutto e che il resto sia scontato? Non ci giurare, perché il finale non ti lascerà l’amaro in bocca.
Vincenzo Carriero sa introdurre il lettore in una Napoli misteriosa e mai banale, ma tu lettore, saprai uscire dal labirinto non di vie ma della paura che ognuno di noi porta dentro? Perché ricorda “sempre che i mostri non muoiono. Quello che muore è la paura che t’incutono”. E se lo dice Pavese, qualcosa di vero c’è.
Buona lettura.
fedefux –
Libro estremamente scorrevole che ti tiene incollato dalla prima all’ultima pagina. Molto crudo e spietato, ma scritto con un linguaggio molto leggero che non fa pesare la parte efferata. Complimenti all’autore che ha saputo trasportare il lettore in questo viaggio nei meandri di Napoli.