Descrizione
Birmingham, Alabama, profondo sud americano.
Attraverso i racconti dei suoi parenti neri e bianchi, Sarah conosce la realtà della schiavitù, della segregazione e delle lotte per i diritti civili.
E conosce il blues, la musica che ha aiutato e ancora aiuta gli afroamericani ad affrontare la vita.
Sarah è figlia di una donna dalla pelle color cioccolato e un uomo così bianco che si scotta senza mai abbronzarsi, due americani dell’Alabama costretti a lasciare il Sud, perché l’amore tra bianchi e neri in questa parte d’America non era accettato. Sarah, quindi, nasce e cresce in Francia. Quando la madre muore, la giovane va a Birmingham, in Alabama, per conoscere la sua famiglia nera e bianca e ascolta le loro storie. Storie che parlano di schiavi, di segregazione, delle lotte dei neri per la conquista dei diritti civili, e di blues. Storie che descrivono la forte tensione razziale dell’America di oggi e i sottili meccanismi del razzismo americano. Storie che hanno sempre un blues di sottofondo, perché, sin dai tempi della schiavitù, questa musica ha aiutato il popolo afroamericano ad affrontare la vita in un paese in cui i neri continuano a essere cittadini di seconda classe.
Questo libro è basato su storie vere e fatti storicamente documentati. I personaggi sono di fantasia.
daniela pandozi (proprietario verificato) –
https://www.youtube.com/watch?v=G58XWF6B3AA
Quanta strada deve percorrere un uomo, sopratutto se non nasce con la pelle chiara, prima di essere chiamato uomo? E una donna, quanto deve camminare prima di essere considerata una donna? E una donna nata con la pelle scura, quanto tempo ci vorrà prima di essere considerata una persona?
QUANDO MI CHIAMERANNO UOMO di Francesca Mereu, giornalista e autrice, naturalmente mi ha fatto pensare a questo famoso brano di Bob Dylan, un brano che ha accompagnato tutta la mia vita ma che forse solo ora, leggendo il libro di Francesca ho veramente compreso.
Un libro per me difficile da commentare o recensire, perché ti entra dentro e basta, e già mentre lo leggi inizi a guardare il mondo che ti circonda con altri occhi. Non è un romanzo, ma tante storie, storie di persone nate nella democraticissima e liberissima America, storie toccanti.
Storie di una discriminazione sociale che, dispiace tanto dirlo, non è un ricordo di tempi lontani ma tutt’ora in atto.
E seppure non so trovare le parole giuste per raccontare di ” Quando mi chiameranno uomo”, questo mio è un invito alla sua lettura. Con i miei complimenti all’autrice che stimo ed apprezzo.
Dimenticavo: in questo libro c’è la musica, c’è il blues, tanto blues e se lo leggerete capirete perché e ne capirete l’importanza.
Renato Maria Luigi Ghezzi –
Il nuovo libro di Francesca Mereu, “Quando mi chiameranno uomo?” coinvolge ed emoziona dalle prime pagine, ma riesce anche a mostrare con estrema chiarezza la realtà della condizione dei neri negli Stati Uniti, in un viaggio nel tempo che ci fa attraversare 150 anni di storia dell’Alabama. E non solo.
Sarah, ragazza nata e vissuta a Parigi, con madre nera, Yolanda, e padre bianco, Jonathan, compie un viaggio nella città natale dei genitori, Birmingham in Alabama, e raccoglie le voci di parenti, amici, persone incontrate per caso. La sua condizione meticcia e la sua provenienza da un’altra realtà la mettono in condizione di ascoltare e capire, senza pregiudizi.
Voce dopo voce, Sarah ricostruisce la storia delle difficoltà e delle tragedie vissute dalla comunità afroamericana lungo un secolo e mezzo.
I problemi degli ex-schiavi dopo l’abolizione della schiavitù, la reazione violenta degli ex-padroni inferociti; la segregazione che crea nuove barriere, il Ku-Klux-Klan, i linciaggi continui e le violenze alle donne. Questa la prima parte della storia, fino al riscatto degli anni ’60 del secolo scorso, grazie alla presa di coscienza collettiva e a figure come Martin Luther King e Malcolm X.
La conquistata parità si rivelerà presto una farsa: i bianchi inventano nuovi strumenti di oppressione, l’uso strumentale delle leggi per colpire a senso unico gli afroamericani. La legge dei “three strikes”, che prevede l’ergastolo dopo tre condanne, fossero anche per eccesso di velocità, è l’esempio più eclatante. Leggi che vengono applicate solo sui neri, mentre i bianchi ne escono indenni. Le dichiarazioni di un rappresentante del governo Nixon, John Ehrlichman provano quanto questo fosse un piano premeditato.
Scorrono dei brividi nella schiena quando si capisce come il bianco camuffi sotto il manto della legge il suo intento oppressivo. Vengono in mente altre realtà di repressioni violente ma anche eventi che ci toccano da vicino, qui e oggi.
Pur parlando di una realtà difficile e a volte tragica, la sua lettura è piacevole, leggera. Su tutto prevale il calore, l’umanità dei testimoni, la loro voglia di vivere nonostante tutto, di andare avanti per una strada che porti ad un mondo più giusto, nel quale ognuno abbia le stesse opportunità.
Due sono le luci di speranza. Una è la famiglia di Sarah, che dimostra come una convivenza sia possibile, anzi gioiosa. L’altra è il blues. Il blues vero, salvifico, in grado di lenire il dolore e riaccendere la voglia di combattere. Il blues nero, che noi bianchi abbiamo cercato di rubare, trasformandolo in rock&roll, ma non ci siamo riusciti.
Come gli altri libri di Francesca Mereu, un testo ricco, immerso nei fatti e nell’anima di un popolo, indispensabile per capire davvero cos’è successo e cosa ci sta succedendo intorno.
Eugenio Nascimbeni –
Meravigliosa raccolta di racconti, scritti in maniera deliziosa, ambientati nel profondo Sud americano e incentrati sulla schiavitù e sulla successiva segregazione dei neri. La lettura viene naturalmente accompagnata da echi musicali, (dal blues al rock’n roll) che hanno contraddistinto, e caratterizzano ancora oggi, epoche intere.
Almeno tre i brani che mi sono venuti in mente leggendo questo bellissimo libro:
1)Strange fruit, quelli che pendevano dagli alberi del Sud (Billie Holiday – Strange fruit, cantata per la prima volta nel 1939 a New York)…
Gli alberi del Sud danno uno strano frutto,
Sangue sulle foglie e sangue alle radici,
Neri corpi impiccati oscillano alla brezza del Sud,
Uno strano frutto pende dai pioppi.
2) We shall overcome – Pete Seger, celebre inno di protesta degli anni ’60 che affonda le sue radici in uno spiritual negro del XIX secolo, “No More Auction Block for me” (“Non mettetemi più all’asta”)…
Noi cammineremo mano nella mano,
noi cammineremo mano nella mano,
noi cammineremo mano nella mano un giorno.
Oh, in fondo al cuore ci credo, noi trionferemo un giorno.
Neri e bianchi insieme, neri e bianchi insieme, neri e bianchi insieme un giorno.
3) American Skin (41 shots), con cui Bruce Springsteen nel 2000 denunciava l’assassinio di Ahmed Amadou Diallo, 22 anni, venditore ambulante del Bronx, riempito di proiettili (41, per l’appunto) perché i poliziotti temevano fosse armato (cosa che si rivelò falsa), e che costò a Springsteen l’aperto ostracismo della polizia di NYC…
Lena prepara suo figlio per andare a scuola
Gli dice “su queste strade, Charles Devi capire le regole
Se un poliziotto ti ferma promettimi che sarai sempre educato
che non scapperai mai correndo
prometti alla mamma che terrai le mani sempre bene in vista”
È una pistola, è un coltello, è un portafoglio?
questa è la tua vita
Non è un segreto, amico mio
puoi essere ucciso solo perché vivi nella tua pelle americana
In conclusione, un libro-testimonianza che spiega, istruisce, racconta e che vale davvero la pena leggere e approfondire. I miei complimenti a Francesca per averlo scritto in modo tanto sublime.