Una Fata Morgana – Amman 2005 – carta

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COD: ISBN 9788833281018 Categorie: , Tag: , , ,

Descrizione

Amman, 2005. Un attentato squarcia la notte. Sandra, medico, e Jasmine, ragazza giordana, si ritrovano sole nelle strade deserte della città. Condividere l’esperienza di un attentato terroristico può aiutare a superarne l’orrore?

L’opera si riconduce a un evento reale avvenuto nel novembre 2005 ad Amman, capitale della Giordania. Una serie di attentati sincronizzati colpisce tre grandi alberghi di una catena americana, provocando morte e distruzione. In uno di essi soggiorna un gruppo di medici italiani invitati a partecipare a un congresso scientifico internazionale. Tra di essi Sandra e Mansour, i protagonisti della narrazione.
Sandra si risveglia nel freddo buio della notte sulle strade deserte della città, con ancora accanto la ragazza giordana che ha soccorso e che ha perduto il fidanzato nell’esplosione. Ferita nel corpo e nell’anima, ripercorre il tremendo vissuto in una dimensione avulsa da qualsiasi criterio di misura. Nel difficile percorso che entrambe le donne dovranno affrontare, avviene il salto temporale nelle loro storie personali antecedenti l’evento, con intensità di introspezione.
In un contesto in apparenza incompatibile con sentimenti di gioia, nasce una forte tensione amorosa fra Sandra e Mansour, un collega giordano, relazione che continuerà fino alla fine del racconto, fra eventi contrastanti.
Nel corso di un soggiorno sul Mar Morto in attesa del rientro in Italia, cresce la saga dei personaggi, ognuno con la sua storia fortemente simbolica, nelle cui pieghe si inseriscono le vite degli altri.
Il drammatico vissuto contiene senza dubbio tratti in comune con lo sperimentato di altri sopravvissuti ad eventi simili, ahimè, così frequenti ormai nel nostro mondo. Elaborare l’orrore vissuto, può essere complesso. Metabolizzare la morte di persone che si trovavano accanto a noi, è durissimo. Accettare che sia la mano dell’uomo a provocarla, è intollerabile. La motivazione principale che ha spinto l’autrice a condividere l’esperienza vissuta, è quella di tentare di renderla, per sé stessa e per gli altri, più assimilabile. Non è detto che l’obiettivo sia stato raggiunto, anche perché la storia è stata volutamente alleggerita da note di colore e romanticismo.

Informazioni aggiuntive

Autore

Paola Montagner

Pagine

296

Formato

15×21 – rilegato

2 recensioni per Una Fata Morgana – Amman 2005 – carta

  1. Rita

    Il libro di Paola Montagner prende avvio da una storia reale, vera, rintracciabile sulle pagine di quotidiani e rotocalchi di tutto il mondo: una serie di esplosioni di matrice terroristica, il 9 novembre 2005, nei tre principali alberghi di Amman, la capitale giordana. Sandra, la protagonista, si trova all’hotel Grand Hyatt per tenere una relazione all’interno di un convegno di medici, quando un boato e un fortissimo spostamento d’aria interrompono la cena d’incontro appena iniziata. Dapprima lo sgomento ammutolisce, poi il caos e l’impossibilità di capire gettano le persone alla convulsa ricerca di una salvezza. Sandra si trova accanto a una giovane donna giordana ferita e riesce, con prontezza ed esperienza, a estrarle una grossa conformazione di vetro dal corpo. Il gesto instaura una confidenza speciale tra due donne di storia diversa e provenienti da diversi mondi, la rispettosa intesa che contiene consapevolezza delle differenze e apertura al reperimento di una strada di comunicazione possibile. Fin qui la “storia”, la parte vera, autobiografica, della storia. A questa si accosta però la “fata morgana”, la fiction, l’invenzione del racconto, il miraggio che nasce dalle condizioni eccezionali offerte dalla realtà. Così l’ossimoro espresso dal titolo, che coniuga il dato storico con l’elaborazione creativa che da esso nasce, prende la sua forma, articolata in trame disparate, intimamente interconnesse. La vicenda di Sandra, la sua vita ricca di dolori e di amori, la sua forza e la sua passione di madre, di medico, di viaggiatrice si intrecciano con quella di Jasmine, ferita nel corpo e nell’anima da una cultura che la vuole sottomessa e calpesta il suo diritto all’amore e alla libertà di scelta, ma si intreccia anche con quella di Mansour, affascinante e gentile, carico della sofferenza dell’esilio, del dilemma mai risolto di chi vive lontano dalla propria terra ed esperimenta la doppia assenza di chi non è mai davvero inserito nel luogo di accoglienza e non riesce più a ritrovarsi nel luogo d’origine e con quella del fragile Francesco che, nella situazione eccezionale, trova in sé una forza che non sapeva di avere. Uno straordinario catalogo delle differenze che esemplifica un mondo di convivenza possibile, un mondo in cui, a partire da vicende personali distanti e differenti, è possibile trovare un via d’intesa, lo spazio di un giudizio sospeso che sa attendere e darsi il tempo di capire.
    Emergono intanto altre vicende, trame di vite e di esperienze che si innestano in culture diverse, facili da bollare come retrive a uno sguardo superficiale, ma rispetto alle quali siamo condotti a prestare attenzione e a trovare ragioni: i fratelli di Jasmine, che la vorrebbero soggiogata ai loro voleri, ma sono essi stessi vittime di un mondo ancestrale in cui la declinazione dell’amore assume forme severe, difficili, asservite a tradizioni e modelli radicati nel passato; Rami, il brillante avvocato che vede a poco a poco emergere la personalità del figlio Basel, offuscata spesso dalla sua autorevolezza, il piccolo Saleh e il nonno Hamid, forti di un potente legame d’affetto, e ancora altri. A ben guardare ogni trama ha il suo perno nell’amore, nei suoi modi d’essere e di manifestarsi, nel suo profondo legame con il dolore. Certo l’intolleranza è il fantasma di sfondo e non lo si può eludere; se un attentato uccide persone ignare e innocenti deve essere chiara la posizione da assumere, il rifiuto della violenza come pratica di vita, così come deve essere continuo l’esercizio della libertà come coscienza della forza positiva degli incontri, ricerca della verità e pratica di pace.
    Questo intento del libro, espresso tra le sue righe e dipanato con finezza e discrezione nelle storie, si manifesta nell’attenzione alle sfumature e alle diversità anche nei luoghi, nell’amore per il patrimonio storico memorabile che tutta la terra, nei suoi angoli remoti può custodire, per la bellezza di modelli di vita lontani e pieni di fascino, di potente attrattiva (le tende dei nomadi, i riti del cibo, la grazia dei costumi…), di paesaggi e orizzonti (il mare, il deserto, la luce dei luoghi…).
    Forse il tempo lungo, più di dieci anni, intercorso tra la vicenda reale dell’attentato terroristico e la scrittura è il tempo dovuto per superare la pura cronaca e assumere lo sguardo lungo che adopera anche l’invenzione per inverare la storia.
    È qui la forza di Paola Montagner: non solo evocare concetti con una fede assoluta nella possibilità dell’incontro, ma farli risuonare in una narrazione, costruirne la credibilità attraverso la chiarezza della forma e l’attrattiva di una lingua viva che non semplifica ciò che è complesso, ma induce a dedicarsi a esso e a esplorarne i percorsi. Pagina dopo pagina, il racconto attrae, stipula una sorta di patto con il lettore e lo tiene avvinto nella sua curvatura complessa, gli vieta l’approdo a ogni conclusione facile o perentoria, gli impedisce ogni semplificazione, ogni catarsi. Proprio, viceversa, l’immersione nella realtà, nelle sue ombre, nei suoi luoghi difficili, nel suo stare sul crinale impervio delle differenze, costruisce la bellezza del libro, il suo incanto.

    Nella Roveri

  2. Francesca Compagno

    Anticipo che non sono brava con le recensioni, spenderò poche parole ma sentite. Ho avuto il piacere di incontrare @paolamontagner alla Fiera del Libro a Firenze e assistere alla sua presentazione. Fin da subito mi ha colpita per la particolarità dell’argomento trattato e per il modo in cui ne parlava, con la forza di chi ha vissuto un incubo e ne è uscita a testa alta, questo mi ha portata a sceglierlo tra tanti. Una testimonianza sentita non solo per quanto riguarda i fatti terribili di Amman ma anche per la realtà di alcuni paesi tra povertà, sfruttamento delle donne e profonda ignoranza su le scritture sacre. Ogni giorno con il mio lavoro, seguendo diritto dell’immigrazione, mi trovo a contatto con persone che hanno sofferto le più atroci barbarie e l’autrice in questo piccolo reportage di esperienza vissuta in prima persona le racchiude un po’ tutte. Non nego che in alcuni punti ho anche pianto, più per ammirazione verso una donna dal carattere sicuramente forte, che per altro, forse al suo posto non avrei avuto lo stesso coraggio. Complimenti all’autrice che non so se leggerà queste mie righe, mi sono dilungata più di poche parole. Immergetevi in questa lettura con il cuore in mano e la mente aperta.

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