La sindrome di Bettega – carta

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Descrizione

Laitano è un ricostruttore di passati. Mestiere importante in una nazione dalla memoria corta come l’Italia. “Le femmine del babbuino” e “La sindrome di Bettega”, primi due volumi dedicati al commissario Laitano, sono pieni di verità storiche più o meno sgradevoli, raccontate come solo un grande scrittore di noir può fare.

di Mechi Cena

«Ricordare non è sapere», dice l’americano con otto dita, forse un agente della CIA, che tutto ricorda ma ben poco sa di ciò che ricorda
«Sai perché la gente va da una cartomante? Non per conoscere il futuro ma per sapere se la moglie li ha traditi», sembra fargli eco Stavros Kasalis, ufficiale greco rinnegato, assassino per conto dei Servizi segreti jugoslavi.
È il passato a essere in continua mutazione, non il futuro, e il commissario Laitano, ricostruttore di passati per professione, lo sa. Sa di non sapere. «Il passato non esiste, per come lo conosciamo», ma deve, per sopravvivere o vivere, accettare di lasciare ogni cosa che sta nel suo posto sbagliato.
Mechi Cena, figlio di una controcultura che prima ancora di opporsi sapeva proporre alternative, ci consegna questo volume che pare sfuggire, per progetto, caso o errore, alla classificazione per generi. Perché è utopico pensare che “il sonno della ragione genera mostri”.
In realtà, li ha già generati.

Informazioni aggiuntive

Autore

Mechi Cena

Pagine

298

Formato

13×19 – rilegato – con alette – con segnalibro ritagliabile

1 recensione per La sindrome di Bettega – carta

  1. Lidia Borghi

    Nero come la paura, rosso come il sangue, grigio come certe giornate deprimenti che, quando ci scappa il morto, sicuro come l’oro che scoppia un temporale. Per parlare dei romanzi di Mechi Cena ci vuole un’intera tavolozza di colori, perché sono strutturati come delle ragnatele: mentre si segue una pista ecco che se ne presenta un’altra e un’altra ancora, spesso a complicare le cose oppure a svelare particolari che rimandano a certi delitti irrisolti, a certe verità insabbiate. Sarebbe riduttivo incasellare in un solo genere i libri di Mechi Cena: in essi la finzione narrativa si mescola alla cronaca giudiziaria della storia italiana recente e ai suoi misfatti senza mandante, avvenuti in diverse parti del mondo, diversi luoghi tutti collegati fra loro da nessi causali imprevedibili quanto, spesso, sconvolgenti. Incaricato di ricostruire quei legami è il commissario Antonio Laitano, che Cena ha definito un ricostruttore di passati: calabrese, vedovo, la salute malferma, è un poliziotto scomodo al quale i superiori non fanno che ricordare di essere ligio al dovere. Le descrizioni precise, a volte crude, i dialoghi efficaci, l’ottima caratterizzazione dei personaggi rendono i romanzi di Cena dei labirinti di sangue per uscire dai quali serve il fiuto di un poliziotto disincantato.

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