Descrizione
Il pregiudizio sociale vuole che siano rispettati alcuni criteri fondamentali: se la donna muore è una vittima, se sopravvive è lei la colpevole. Perché la giustizia non è sempre davvero giusta.
«È questo il vero problema, signori giudici: Linda Giraudo è viva. Se Linda Giraudo fosse morta, uccisa a botte da suo marito, sarebbe l’ennesima vittima di un infinito elenco di vittime di femminicidio, parola che ancora fatica a essere digerita in Italia. Perché il pregiudizio sociale vuole che siano rispettati alcuni criteri fondamentali: se la donna muore è una vittima, se sopravvive è lei la colpevole.»
Vittoria Ferri è nata con la toga sulle spalle. Figlia del noto avvocato torinese Ottavio Ferri, aveva il destino già scritto nel nome, eppure, dopo più di dieci anni di professione, ancora non si sente completamente a suo agio in questo ruolo.
Linda Giraudo è la moglie di un ricco e rispettato imprenditore, che però a casa ha l’abitudine di picchiare e umiliare la compagna della sua vita.
Due donne diverse, con due storie distanti, eppure vicine. Si erano conosciute all’università, ma poi Linda si era ritirata per sposarsi. Dopo quindici anni Vittoria riceve la telefonata di un poliziotto che le chiede di intervenire sulla scena di un crimine nel quale è stata coinvolta la sua vecchia amica. Suo marito è morto, pugnalato in casa. Linda è accusata del suo omicidio, ma lei sostiene di aver agito solo per legittima difesa, per salvarsi dalla violenza di suo marito.
Vittoria non esita a difenderla, ma affrontare un processo penale in cui la rispettabilità pubblica del defunto marito viene messa in discussione dai terribili racconti di violenze quotidiane subite dalla moglie significa affrontare una difficile guerra contro i pregiudizi più radicati della nostra società. Perché la giustizia non sempre è davvero giusta.
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