Descrizione
Un lungo percorso, una necessità di cambiamento rimasta inespressa per molti anni, poi, finalmente, nello specchio un sorriso.
di Sonia Zuin
Percorsi silenziosi: una raccolta di poesie che copre un arco temporale di venticinque anni. Un lungo percorso che per tanto tempo è rimasto sottotraccia. Una necessità di cambiamento rimasta inespressa per lunghi anni perché compensata dall’appartenenza ad un nucleo familiare in cui l’autrice aveva trovato l’altra metà di sé. Percorsi che però, alla fine, irrompono nella quotidianità, stravolgendola e mettendo in luce la consapevolezza di essere, nella profondità del proprio io, altro rispetto a quello che l’evidenza corporea esprime. Abissi è la sezione che raccoglie le poesie scritte in questa difficilissima fase della vita dell’autrice: poesie sofferte, dolorose, che esprimono la lacerazione interiore tra la sua vera identità e la vita vissuta nell’ambito famigliare, l’altra sua metà. Ma alla fine la vita fa il suo corso e faticosamente si conquistano nuovi equilibri. Spiragli è la terza sezione che lascia immaginare una serenità, forse ancora precaria, ma vitale per chiunque.
Felicia Buonomo –
Dal particolare all’universale,
i “Percorsi silenziosi” di Sonia Zuin
di Felicia Buonomo*
“Il poeta è un fingitore”, scriveva Fernando Pessoa. Un costrutto verbale su cui ci si è interrogati molto, nel mondo della critica o della lettura in genere. Perché la finzione richiamata non necessariamente indica un percorso di invenzione della realtà, che si costruisce ex novo; può – e spesso lo è – anche un modus dell’io lirico di distaccarsi da ciò di cui canta. E allora dalla realtà, ruspa che scava negli abissi dell’Io e/o dell’Es, si arriva a un realtà poetica, che si fa linguaggio universale, pur avendo la sua genesi nel particolare di una singola esistenza. Si riesce a cucire questa veste sul corpo centrale della raccolta poetica “Percorsi silenziosi” di Sonia Zuin, edito da Le Mezzelane Casa Editrice. Una storia intima, personale, una narrazione in versi di un percorso reale, che porta l’autrice a diventare Sonia, a diventare donna, partendo da un genere che sentiva non appartenerle. Ma che non si chiude nell’auto-referenzialità. Non è un parlare a un mondo nel mondo, chiuso nella sua bolla. È un varco di apertura sui mondi, lo sguardo su prismatiche esistenze, che pur partendo da percorsi e sofferenze dissimili, parlano la stessa lingua. E allora la Babele di biblica memoria scompare, per fare spazio all’universo, alla comprensione, alla riflessione.
Che la Zuin parli di transessualità è sì una realtà che non si può prescindere nei versi, essendo la sua storia. Ma l’invito poetico è a comprendere che potrebbe essere anche solo un pretesto il personalismo esistenziale che si fa poetico. Un espediente per comprendere che il dolore livella, che – come ricordano i toccanti versi della compianta poetessa milanese Antonia Pozzi – «ognuno la propria tristezza se la compra dove vuole».
Ci sono immagini molto potenti, non date dalle parole, ma dall’atmosfera, lungo i testi che compongono questa intensa e corposa (anche numericamente) raccolta poetica:
«io sono qui
accanto a te
con una penna e un foglio di carta
il comodino in bambù accanto a me
delle scarpe vecchie là nell’angolo».
Il linguaggio è molto semplice, diretto. In alcuni tratti questa semplicità funziona, sembra l’unica strada percorribile, perché la poesia deve essere proprio la parola che ti aspetti, non un groviglio, per girare intorno a un concetto o a un’immagine. La sezione centrale, “Abissi”, dove l’autrice entra nel vivo del suo percorso interiore, quello della transessualità, è molto intensa. In alcuni casi i testi sono descrittivi, andando diretta al cuore dell’emozione provata, senza rinunciare però all’immagine poetica, spesso potente, pervasiva:
«il muro eretto dentro di me
contro il mondo esterno
mi sta svuotando della vita».
Si sente, nei versi, profonda l’emotività, le parole sono tutte sofferte, non parlano solo di sofferenza, ma sono sofferenza esse stesse:
«il mio mondo usurpato dal mio alter ego uomo
a lui gli onori e il successo
a me la tristezza».
L’esordio letterario di ogni autore è un sigillo messo sulla propria vita, che ara il terreno per nuove luminose vite. La semina prosegue senza sosta, e questi primi frutti, contenuti in “Percorsi silenziosi”, sono l’augurio all’autrice di proseguire, studiare, auto-analizzare, ricorrere alle immagini del quotidiano, per capire che è nell’infra-ordinario, nella filigrana dell’esistenza che risiede la poesia di cui da oggi ne è rappresentazione e rappresentante.
* Felicia Buonomo – giornalista, poetessa, critica letteraria
Alessandra Montesanto –
Sonia ha le gambe lunghe, così come i suoi capelli, oggi. Un sorriso sornione e mani che, a lungo, hanno indossato guanti. Sonia era Andrea, che significa “Uomo”. Sonia è l’autrice di una bellissima silloge in cui narra, esprime e condivide il percorso e le emozioni della sua transizione da maschio a femmina, per poter essere sempre e solo un Essere umano. Le sue parole sono precise, ricercate ma allo stesso tempo, libere e dirette, proprio come lei: “ …Se accosto l’orecchio al muro/mi sembra di sentir rumori/suoni confusi e lontani/ ma può essere che siano solo/immaginazione/fantasia. Allora appoggio le mani contro la pietra/cerco di spingere/spingere/sempre più forte/finchè il mio corpo è teso come una corda di/violino/ma alla fine cado stremato e mi addormento”.
Qui la voce è al maschile.
“Paura di svegliarmi/ sola/ nel letto/senza poterti abbracciare e dirti/che ti amo/Così ti stringo forte/un abbraccio così grande che avvolge il mondo/così forte da spezzare le catene della paura”
Qui la voce è al femminile.
E poi gli omaggi alle persone care: alla ex moglie, al padre…Coloro che hanno condiviso oppure no il Tempo e i tormenti. E ancora: i ricordi, le persone mai conosciute, ma che hanno fatto parte della formazione dell’autrice: tracce di suggestioni, di spunti regalati da un vivere intenso, mai indifferente a ciò che ci circonda e a chi è venuto prima. Perchè Sonia è così: proiettata verso il futuro, ma tanto legata alle radici.
E veritiera è anche la sua Poesia, che sa quando si è “Senza scampo” e chi conosce per certo la Verità: “Solo il sospiro del vento/e il canto delle stelle/conoscevano/la verità/ e per questo/se la sono dimenticata”.
Versi di una donna in cammino, che attinge da una saggezza acquisita anche dolorosamente. Ma non è per tutti così? Sonia, però, ha avuto il coraggio di guardarsi dentro e, poi, di svelare poeticamente i “Percorsi silenziosi” della sua anima, con pazienza, con calma, con grazia.
“Percorsi silenziosi” di Sonia Zuin, Edito da Le mezzelane
Alessandra Montesanto, giornalista, poetessa