Descrizione
Questo saggio rappresenta un viaggio affascinante attraverso l’anima mitica e storica dell’arcipelago, dove realtà e leggenda si intrecciano in un racconto avvincente e rigorosamente erudito. Frutto di un meticoloso lavoro di ricerca, l’opera raccoglie e rielabora in maniera innovativa testimonianze sparse e fonti antiche, restituendo alla luce quei miti e quei racconti che hanno segnato l’identità dei popoli canari.
Con uno stile narrativo evocativo e al contempo solenne, l’autrice guida il lettore in un percorso che attraversa le epoche, facendo rivivere le atmosfere di un passato ricco di misteri, eroi e divinità. Ogni leggenda, da quella del Drago al mistero di San Borondón, si fa portatrice di un messaggio profondo, capace di raccontare non solo le vicende storiche, ma anche lo spirito e la sensibilità di una cultura antica, ancora palpabile nei secoli.
Il saggio non si limita a una semplice esposizione dei fatti, ma si propone come un vero e proprio ponte tra la razionalità degli storici e la magia del mito, offrendo una lettura che è al tempo stesso rigorosa e poetica. L’approccio critico e l’attenzione al dettaglio permettono di apprezzare la complessità di un territorio che, pur essendo geograficamente isolato, ha saputo attrarre e ispirare popoli e navigatori, facendone un crocevia di tradizioni e credenze.
Una lettura indispensabile per chi desidera approfondire la conoscenza delle Isole Canarie, scoprendone non solo la storia documentata, ma anche le leggende che ancora oggi risuonano come un eco del passato. Con questo lavoro l’autrice rende omaggio alla ricchezza culturale di un arcipelago unico, celebrando la fusione indissolubile tra mito e realtà.
Ilaria Coppini –
“Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”…Ed è con questa sete di conoscenza che l’autrice si avvicina al popolo canario. Questo testo è un territorio di confine tra antropologia sociale, antropologia culturale e mitologia, il tutto scritto in modo semplice, chiaro, diretto e pieno di poesia. Traspare tanto l’amore dell’autrice per questo popolo, a volte dimenticato, tanto quanto l’amore dei Guanches per la loro terra. Sembra di leggere una sorta di “Balla coi lupi” che ci prende per mano fino a farci vedere le Canarie dal punto di vista delle popolazioni indigene, cioè “i vinti” e non dei “vincitori”.